Il tema del sostegno alla maternità e all’occupazione femminile è tornato al centro del dibattito con il Decreto Economia 2025, che introduce un nuovo bonus mamme. Dopo un 2024 caratterizzato da un esonero contributivo molto vantaggioso per molte lavoratrici, la misura del 2025 segna un cambio di rotta: importi più contenuti, ma con un’estensione anche alle lavoratrici autonome. Un provvedimento ponte, in attesa di un ritorno a un sistema più strutturato a partire dal 2026.
In questo articolo analizziamo nel dettaglio chi potrà beneficiarne, quali sono i requisiti, come presentare la domanda e quali novità aspettarsi per il futuro, senza trascurare l’impatto concreto sulle buste paga e sulle famiglie.
Cos’è il bonus mamme 2025
Dopo un 2024 che ha visto molte lavoratrici madri beneficiare di un importante esonero contributivo in busta paga, il Governo ha scelto per il 2025 una misura transitoria: il bonus mamme 2025.
Si tratta di un sostegno diretto di entità più contenuta, ma con una platea leggermente ampliata rispetto all’anno precedente, includendo anche le lavoratrici autonome.
In sintesi:
- Destinatarie: madri lavoratrici (dipendenti e autonome) con almeno due figli.
- Importo: 480 euro totali, pari a 40 euro per ogni mese di lavoro effettivo svolto nel 2025.
- Erogazione: in un’unica soluzione a dicembre 2025, tramite pagamento INPS.
- Limite di reddito: 40.000 euro lordi annui.
Un sostegno ridotto rispetto al 2024
Il passaggio dall’esonero contributivo a un bonus fisso mensile riduce sensibilmente l’impatto economico per molte famiglie.
Un esempio pratico aiuta a capire la differenza:
- Nel 2024, una lavoratrice con retribuzione lorda di 1.800 euro al mese ha beneficiato della decontribuzione piena, ottenendo un vantaggio annuo pari a circa 1.980 euro, con uno stipendio netto mensile vicino a 1.567 euro.
- Nel 2025, con il nuovo bonus (480 euro complessivi) e le detrazioni IRPEF sostitutive, il vantaggio economico scende a 1.224 euro l’anno, per un netto mensile di circa 1.504 euro.
La differenza è evidente: oltre 750 euro annui in meno, che si traducono in un impatto reale sulla capacità di spesa delle famiglie.
Chi è escluso dal bonus mamme 2025
La misura segue criteri selettivi, infatti non si applica a tutte le lavoratrici.
Restano escluse da questo provvedimento:
- Madri con un solo figlio;
- Madri con figlio minore che abbia già compiuto 10 anni;
- Lavoratrici domestiche;
- Professioniste in regime forfettario;
- Donne disoccupate, inoccupate o pensionate.
Madri con 3 o più figli: confermato l’esonero contributivo
Discorso diverso per le madri con almeno tre figli: per loro resta attivo anche nel 2025 l’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui.
In questo caso:
- Destinatarie: lavoratrici a tempo indeterminato.
- Requisiti: figlio minore fino a 18 anni.
- Nessun limite di reddito.
- Non cumulabile con il bonus da 480 euro.
Come fare domanda: la procedura INPS
Un’altra novità rispetto al 2024 riguarda le modalità di richiesta:
- La domanda dovrà essere inviata telematicamente all’INPS, non più tramite datore di lavoro.
- L’INPS pubblicherà entro settembre 2025 le istruzioni operative.
- Il pagamento avverrà a dicembre 2025 in un’unica soluzione.
Dal 2026: i passi verso un bonus strutturale
Il bonus 2025 è stato concepito come “misura ponte”. Dal 2026 si prevede il ritorno a una decontribuzione strutturale, con criteri più articolati:
- Dal 2026: esonero contributivo parziale per madri con almeno due figli e reddito fino a 40.000 euro, valido fino al compimento del 10° anno di età del figlio più piccolo.
- Dal 2027: per madri con tre o più figli, l’esonero sarà valido fino al 18° anno del figlio minore.
Tuttavia, le modalità definitive dipenderanno dalla Legge di Bilancio 2026, che potrebbe modificare i requisiti.
Perché questa misura è importante
Il bonus, seppur ridotto, rappresenta la volontà di mantenere vivo un segnale di sostegno alla genitorialità in un contesto demografico ed economico complesso.
Alcuni dati che emergono:
- Secondo l’ISTAT, nel Mezzogiorno una donna su due con figli minori non lavora.
- Il tasso di occupazione femminile in Italia resta inferiore alla media europea.
- La conciliazione lavoro-famiglia è ancora oggi una delle principali cause di abbandono del lavoro da parte delle madri.
In quest’ottica, politiche mirate e continuative non hanno solo un valore sociale, ma sono fondamentali per la competitività delle imprese e la sostenibilità del sistema Paese.
Il ruolo dello Studio Esterino Cafasso
In un quadro normativo in continuo aggiornamento, affidarsi a professionisti esperti è la scelta più sicura. Lo Studio Esterino Cafasso affianca le imprese in tutte le fasi:
- Applicazione corretta dei bonus e degli esoneri;
- Analisi di convenienza tra le diverse misure;
- Pianificazione della gestione del personale femminile;
- Consulenza contributiva e previdenziale mirata.
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